inseguire la verticalità – cormac mccarthy
l’oscurità in cui si svegliava in quelle notti era cieca e impenetrabile.
un’oscurità che faceva male alle orecchie a forza di ascoltare.
spesso non poteva fare a meno di alzarsi. non un suono oltre al vento fra gli alberi nudi e anneriti.
si alzò in piedi e rimase lì, vacillante in quel buio freddo e autistico, le braccia tese per mantenersi in equilibrio mentre calcoli vestibolari in corso nel suo cervello sfornavano risultati.
una vecchia storia. inseguire la verticalità.
non c’è caduta che non vada per gradi.
si addentrò nel nulla a lunghi passi di marcia, contandoli per riuscire poi a tornare.
occhi chiusi, remate di braccia.
verticalità rispetto a cosa?
un’entità senza nome nella notte, vena o matrice. attorno al quale lui e le stelle giravano come un unico satellite.
come il grande pendolo nella sua rotonda che segna i lunghi moti giornalieri dell’universo di cui sembrerebbe che non sappia nulla e tuttavia non può non sapere.
Leave a Reply
Pagine
oasi
- accademia degli alterati
- ali-quote
- alta fedeltà
- biblioteca di marmora
- carlo bevilacqua
- casa veronelli
- claudio maccari
- currenti calamo
- daniele pugliese
- demetrio paparoni
- edouard de' pazzi
- efrem raimondi
- elena bellandi
- fili d'aquilone
- fredo valla
- giovanni presutti
- graziano spinosi
- ilibrisonoviaggi
- juan vicente piqueras
- locus solus
- massimo gezzi
- massimo rocchi
- paolo nori
- pietro spirito
- semicerchio
- stefano tesi
- teatro valdoca
- the poetry project
- traindogs